Le letture per i nativi digitali

(s.g.) Il 21 marzo alle 17 all’Università Statale di Milano si terrà un convegno dal titolo “Le letture per i nativi digitali”. L’occasione è l’avvio della decima edizione del Master in Editoria libraria della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. Tra i relatori dell’incontro, che si propone di far riflettere sulle opportunità di lettura per i bambini nell’era dell’ebook, ci sono lo scrittore Paolo Giordano, Gianfranco Cordara di Walt Disney Company e Paolo Ferri dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

Come Internet cambia il nostro cervello (e quello dei nostri figli)

(s.g.) E’ appena uscito il libro di Nicholas Carr “Internet ci rende stupidi?”, che ho tradotto per l’editore Raffaello Cortina. In inglese il titolo è “The Shallows”, che significa “I superficiali”. La tesi del libro è che l’uso intensivo della Rete ci stia rendendo più difficili, o quasi impossibili, alcune attività come la lettura di un libro dall’inizio alla fine o lo studio approfondito di un unico argomento. Viviamo in uno stato di distrazione continua, siamo attratti da stimoli provenienti da fonti diverse. Sullo schermo non resistiamo alla tentazione di cliccare su ogni link nella speranza di trovare contenuti interessanti. I nostri cervelli, spiega Carr, che cita al proposito le ultime scoperte delle neuroscienze, subiscono significative alterazioni. Pensiamo e ragioniamo in modo diverso. Secondo l’autore il cambiamento è in peggio. La discussione è aperta. Carr è in buona compagnia. Jaron Lanier, inventore della realtà virtuale, sostiene tesi analoghe in “Tu non sei un gadget”, mentre John Battelle, tra i fondatori di Wired e autore di “Google e gli altri”, dice di sentirsi molto più intelligente da quando usa Internet. Di certo è ciò che pensano anche i nostri figli. Ma come potremo esser certi che da grandi, ma non troppo, si appassioneranno ancora a “Guerra e pace”?

Bambini, tv e violenza

g.r. – Avvenire mi ha intervistato ieri sull’effetto che sui bambini si produce col bombardamento di immagini e parole relative a omicidi efferati come quello di Yara. Come essere su un “teatro di guerra”. Qui il testo dell’intervista.

Nuove puntate della rubrica su Fogli

g.r. – Ho aggiornato la pagina “Non solo videogiochi” con tutti gli articoli apparsi fino a febbraio. Ci sono molti temi e consigli, suggerisco in particolare il magnifico Art academy (articolo di febbraio 2011).

Comunicare su Internet? Più facile e meno imbarazzante

(s.g.) Secondo uno studio pubblicato oggi e svolto all’interno del progetto EU KIds Online della Commissione Europea, quasi la metà dei ragazzi europei fra gli 11 e i 16 anni rivela di trovare molto più facile la comunicazione online rispetto a quella faccia a faccia. Per il 12% le relazioni mediate dal computer sarebbero assolutamente preferibili rispetto a quelle reali. Lo studio, presentato in occasione del Safer Internet Day, che si svolge oggi in vari Paesi europei, ha interpellato 25mila bambini e genitori in 25 nazioni nel corso di due anni, è coordinato da Sonia Livingstone and Kjartan Ólafsson della London School of Economics. L’intero testo del rapporto può essere scaricato dal sito del progetto: www.eukidsonline.net.

Domani il Safer Internet Day

(s.g.) Domani in tutta Europa si svolge il Safer Internet Day, iniziativa della Commissione Europea per far conoscere i rischi della Rete e gli strumenti per prevenirli. Un’occasione per riflettere su come la Rete viene usata dai più giovani, che, secondo una ricerca del moige (movimento italiano genitori) subiscono un blando controllo da parte delle famiglie. Sei genitori su dieci parlano dell’argomento in modo generico con figli, mentre soltanto quattro su dieci navigano insieme a loro (e la percentuale scende al 28,1 se i figli hanno 15 o 16 anni). C’è ancora parecchio lavoro da fare in questo campo, per non lasciare i nostri figli soli in un territorio che credono di conoscere, ma che e’ ben più complesso di quanto essi riescano a immaginare.

g.r. – E’ appena uscito sulla rivista online di Formare Network un mio articolo sulla stagione dei “videogiochi culturali” apparsi alla fine degli anni Novanta. Erano tempi in cui sembrava che molti sogni di questo tipo potessero realizzarsi, poi venne la bolla informatica e li infranse. Sarebbero attuali ancora oggi, e parlano un linguaggio che il web nemmeno si sogna.

Giuseppe Romano

I digital kids secondo Mimi Ito

– s.g. Agli incontri milanesi di Meet the media Guru alla mediateca Santa Teresa, ieri è stata ospite Mimi Ito, antropologa giapponese ora trapiantata in California, specializzata nel rapporto fra giovani e nuove tecnologie. I social media rappresentano una grande opportunità, non sono soltanto un elemento di distrazione, ma possono favorire l’apprendimento, sostiene Ito. Ormai non è più pensabile che in un’aula si ascolti semplicemente una lezione.Mentre il professore parla gli studenti usano i computer per molteplici attività alternative: collegamento a reti sociali, ricezione e spedizione di messaggi. L’errore che si commette, sempre secondo l’antropologa, è cercare di evitare tutto ciò, fermare un processo ormai inarrestabile. Dalla conoscenza tradizionale solitaria che mirava alla produzione di lavori originali, si passa a una continua condivisione di risorse che portano alla produzione di lavori in cui si stratificano i vari contributi. E’ la cultura del remix, dalla rielaborazione creativa di ciò che esiste. “E’ irrealistico pensare che i ragazzi svolgano un lavoro originale, quando molte cose sono già state fatte e si possono trovare facilmente in Rete”, ha sostenuto Ito. La conoscenza si costruisce sempre più spesso negli scambi fra pari, che vanno incoraggiati, anziché nella distribuzione di conoscenze “Top-down”. La studiosa ha citato gli esperimenti di Nicole Pinkard e di Michael Wesch e il fenomeno dei video Lip Dub girati da studenti in ambiente scolastico. Un punto di vista radicale quello di Mimi Ito, che sembra non considerare anche i possibili pericoli di questo atteggiamento “taglia-incolla” che allontana da un pensiero approfondito e personale. Le ricerche di Ito, che tra l’altro è moglie di Scott Fisher, ben noto a chi si occupa di realtà virtuale, si possono trovare sul suo blog, vanno lette e valutate. Anche, nel caso, per confutarle.

Family game su Famiglia cristiana

g.r. – E’ appena partito il mio blog su Famiglia cristiana. S’intitola Family Game e si occupa di videogiochi in famiglia. Chi vuole può andarci da qui. E’ una bella conseguenza dello spazio (informativo e formativo) che i videogiochi hanno avuto al Fiuggi Family Festival.

Giuseppe Romano

“Fogli” di settembre

g.r. – E’ uscito “Fogli” di settembre. La rubrica è leggibile qui. Tratta del rapporto tra videogiochi e sport.
Giuseppe Romano