– s.g. Agli incontri milanesi di Meet the media Guru alla mediateca Santa Teresa, ieri è stata ospite Mimi Ito, antropologa giapponese ora trapiantata in California, specializzata nel rapporto fra giovani e nuove tecnologie. I social media rappresentano una grande opportunità, non sono soltanto un elemento di distrazione, ma possono favorire l’apprendimento, sostiene Ito. Ormai non è più pensabile che in un’aula si ascolti semplicemente una lezione.Mentre il professore parla gli studenti usano i computer per molteplici attività alternative: collegamento a reti sociali, ricezione e spedizione di messaggi. L’errore che si commette, sempre secondo l’antropologa, è cercare di evitare tutto ciò, fermare un processo ormai inarrestabile. Dalla conoscenza tradizionale solitaria che mirava alla produzione di lavori originali, si passa a una continua condivisione di risorse che portano alla produzione di lavori in cui si stratificano i vari contributi. E’ la cultura del remix, dalla rielaborazione creativa di ciò che esiste. “E’ irrealistico pensare che i ragazzi svolgano un lavoro originale, quando molte cose sono già state fatte e si possono trovare facilmente in Rete”, ha sostenuto Ito. La conoscenza si costruisce sempre più spesso negli scambi fra pari, che vanno incoraggiati, anziché nella distribuzione di conoscenze “Top-down”. La studiosa ha citato gli esperimenti di Nicole Pinkard e di Michael Wesch e il fenomeno dei video Lip Dub girati da studenti in ambiente scolastico. Un punto di vista radicale quello di Mimi Ito, che sembra non considerare anche i possibili pericoli di questo atteggiamento “taglia-incolla” che allontana da un pensiero approfondito e personale. Le ricerche di Ito, che tra l’altro è moglie di Scott Fisher, ben noto a chi si occupa di realtà virtuale, si possono trovare sul suo blog, vanno lette e valutate. Anche, nel caso, per confutarle.
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