“Yoostar” gioca al cinema in famiglia

g.r. – “Yoostar 2”, un bel gioco sul cinema, per famiglie. Il post è su Family Game.

I videogiochi non sono un parcheggio per bebè

g.r. – Un post su Family Game. Si parla tra l’altro dei giochi “Rayman” e “L.A. Noir”.

Fogli: videogiochi e violenza, ancora Osè

g.r. – Due nuovi articoli su Fogli, qui. Si parla di una tragedia familiare determinata da un videogioco e, ancora, della sconcertante vicenda di Osè: che fai ci provi?

Kinect, Michael Jackson Experience, ds3d…

g.r. – Ho provato le emozioni tecnologiche di interagire con un mondo virtuale col mio corpo, senza controller (Kinect di Microsoft) e di giocare in 3d senza occhiali (DS). Ho recensito anche Michael Jackson Experience e Super Monkey Ball 3d. Inoltre c’è Ovotrovo, un uovo di Pasqua che sta nascosto e chiama… Per saperne di più questo post su Family Game.

Vi piacciono i Pokèmon?

g.r. – E’ uscito un nuovo videogioco sui Pokèmon. Qui trovate una recensione.

Osè che fai ci provi? Altro che ragazzini

g.r. – è in commercio, con grande spolvero, un gioco che in italiano suona “Osè che fai ci provi?”, edito da Ubisoft. Il titolo originale suona “We Dare”. Si può usare con la Wii o con la Playstation 3.

Sulla confezione c’è scritto “da 12 anni in su” ma occorre molta cautela. Ne ho parlato ampiamente nel mio blog Family game su Famiglia cristiana, qui.

Art Academy: Giotto e Picasso abitano qui

g.r. – Basta vedere il frenetico pigiare di pollici sulle tastiere dei telefonini, in tram e per strada, per rendersi conto che bambini e adolescenti hanno una manualità, una competenza e una consuetudine all’uso delle tecnologie che gli adulti non hanno.

Già al presente, in verità, l’era digitale si è fatta strada nelle attività e nelle abitudini. Dovremmo valorizzare i punti d’incontro in cui è chiaro che la novità abbraccia la tradizione senza abbandonarla. Art Academy è uno di questi. Un software concepito per la console portatile Nintendo Ds, che aiuta a imparare a disegnare e dipingere. Evito il verbo “insegnare” perché la prima e più essenziale componente di questa (e di altre) proposte via computer è proprio il mettere in primo piano la capacità di autoapprendimento dell’allievo. È lui che impara, con l’assistenza intelligente e frequente di istruzioni che si adattano momento dopo momento al suo itinerario di scoperta in punta di pennino sul foglio elettronico. Art Academy è in grado di aiutare ad apprendere tecniche, soggetti, generi, migliorando in maniera verificabile. Non è strettamente un videogioco però sfrutta le caratteristiche dei videogiochi per imprimere un ritmo appassionante, in cui i gradi di apprendimento assomigliano ai “livelli” di certe galoppate lungo lo schermo. Solo che lì c’è soltanto evasione, qui invece si cresce davvero.

Un elemento notevole è la possibilità di scattare fotografie a un soggetto che si vuole dipingere e trasferirlo dentro il panorama di temi e strumenti disponibili, in maniera da confrontarsi con la realtà come farebbe un “vero” pittore.

Potrebbe essere un bel regalo per un ragazzo, e forse non solo: chissà che anche “ragazzi e ragazze” un po’ più attempati scoprano così la voglia di confrontarsi col (nuovo) mondo.

 

I Gormiti su Family Game

g.r. – Nel mio blog su Famiglia cristiana un post sul fenomeno Gormiti, approdato nel mondo videogiochi: qui.

Nuove puntate della rubrica su Fogli

g.r. – Ho aggiornato la pagina “Non solo videogiochi” con tutti gli articoli apparsi fino a febbraio. Ci sono molti temi e consigli, suggerisco in particolare il magnifico Art academy (articolo di febbraio 2011).

Alan Wake

g.r. – E’ uscito “Alan Wake”, gioco piuttosto atteso per varie ragioni. Fra le altre, che è stato concepito da Remedy,  i creatori di “Max Payne” (2001), una storia digitale che ha fatto epoca per la qualità narrativa e le soluzioni creative (per esempio, gli intermezzi in stile fumetto e il “Bullet time”, rallentamento temporale che consente al protagonista di fronteggiare i nemici), al punto da meritarsi una “ricaduta” cinematografica.

Anche “Alan Wake”, come il predecessore, è stato definito uno sparatutto in terza persona, ma sarebbe ingeneroso fermarsi qui: è vero, nei due titoli c’è molto da combattere e da sparare, ma la dimensione della storia in entrambi i casi è forte, almeno nelle intenzioni. L’esordio di AW è un omaggio visivo e tematico a “Shining” di Stephen King, scrittore del quale viene declamata una citazione mentre sullo schermo scorrono boschi ripresi dall’alto. “Shining” tornerà anche più avanti, e non per caso: si tratta di un riferimento tematico diretto: anche Wake è uno scrittore perseguitato dal lato oscuro, e anche per lui la moglie diventa parte dell’incubo.

Ho giocato volentieri ad AW. Forse nella trama si procede fin troppo linearmente, senza sussulti e senza fare scelte significative: c’è poco da scegliere, bisogna scappare e colpire. In fin dei conti la sutura tra dimensione interattiva e ludica non avviene perché giocare, combattere, esplorare, è il prezzo che si paga per mandare avanti la storia. Lo si paga volentieri, grazie alle scenografie raffinate e alla suspense continua; ma la storia resta relegata al ruolo di pretesto per compiere le azioni che la trama ordina di volta in volta.

Un gioco adatto a chi ama le storie horror (ma qui non si esagera: come in Stephen King, il vero orrore sta nello scarto rispetto alla normalità, che è punto di partenza e, si spera, di arrivo), con l’ovvio condimento di sangue e buio. Pegi 16, formato esclusivo Xbox Microsoft.

Giuseppe Romano